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SystemD: male necessario o strepitosa innovazione?

Alessandro Lorenzi
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Da qualche settimana nel mondo GNU+Linux si sta interrogando se la migrazione in massa a SystemD di tutte le principali distro sia un bene o un male.

SystemD é un sistema di avvio del sistema molto avanzato. Mentre sysvinit si limitava ad avviare i processi, SystemD fa molto di piú: é in grado di riavviare i servizi in caso di errore, si integra con cgroups e kdbus, gestisce sandbox, mount, automount, socket. É in grado di parallelizzare la fase di boot, questo ci permette di avviare il sistema in poch secondo, inoltre per l’avvio utilizza file di configurazione al posto dei (complicati) script utilizzati fino ad ora.

 

Sembra tutto fantastico, allora dove sta il problema?

 

Il problema principale é che SystemD é enorme. Piú funzionalitá vengono inserite in un programma, piú probabilitá ci sono che il software in questione abbia problemi. Trattandosi del sistema di avvio e mantenimento dei servizi, un fallimento significa un crash dell’intera macchina, minando la fama di stabilitá intrinseca di GNU+Linux

Non piace nemmeno molto il journal, sistema di log binario per cui si necessita usare tool dedicati.

 

E voi cosa ne pensate? Avete giá provato SystemD, magari su Fedora, o sulla Beta di Red Hat 7? Vi piace?

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Alessandro Lorenzi

RHCE Consultant at Extraordy